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Nonostante le leggi razziali del '38 emanate dal fascismo e il ruolo aberrante svolto dalla Repubblica sociale di Mussolini nella persecuzione degli ebrei e nelle deportazioni, il contegno del popolo italiano (salvo poche eccezioni, soprattutto nei piccoli centri, come a Trieste) fu veramente esemplare; molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnarono alla frontiera svizzera centinaia di vecchi e bambini, e li misero in salvo.Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza grazie alla Chiesa cattolica, nelle parrocchie e nei monasteri, loro ospitalmente aperti.

Le figure simbolo della solidarietà del popolo italiano agli ebrei sono il questore di Fiume Giovanni Palatucci e il diplomatico Giorgio Perlasca (poi riconosciuti come Giusti dallo Stato israeliano). Va ricordato anche l'eroismo del paese di Nonantola (Modena).  

Buona parte di coloro che salvarono gli ebrei in Italia durante l’occupazione tedesca furono uomini e donne appartenenti alla Chiesa, e non solo quella cattolica. Susan Zuccotti cita i casi di padre Maria Benedetto a Roma; di molti parroci come don Francesco Repetto e don Carlo Salvi a Genova; don Enzo Boni Baldoni a Quara, nel reggiano; don Leto Casini e padre Cipriano Ricotti a Firenze; don Angelo Dalla Torre e Giuseppe Simioni a Treviso;  monsignor Giacomo Meneghello di Firenze, monsignor Vincenzo Barale di Torino o Giuseppe Sala di Milano. Nel '43-44 Mons. Angelo Roncalli (il futuro Papa Giovanni XXIII) aiutò migliaia di ebrei a salvarsi quando era nunzio ad Istanbul. Il pastore avventista Daniele Cupertino prestò assistenza a molti ebrei a Roma.

Ma non furono i soli. Per Enrico Deaglio, il giornalista che ha raccontato per primo la vicenda del diplomatico italiano a Budapest, "il caso di Perlasca non è isolato, perchè riguarda la maggior parte dei Giusti fra i popoli, coloro che aiutarono gli ebrei durante le persecuzioni razziali, anche a rischio della propria vita".

Tra il '43 e il '45, secondo i calcoli di Michele Sarfatti, gli ebrei perseguitati che non vennero deportati o uccisi in Italia furono circa 35.000. Circa 500 di essi riuscirono a rifugiarsi nell’Italia meridionale; 5500-6000 riuscirono a rifugiarsi in Svizzera (ma per lo meno altri 250-300 furono arrestati prima di raggiungerla o dopo esserne stati respinti); gli altri 29.000 vissero in clandestinità nelle campagne e nelle città, grazie all'aiuto di tanti italiani che opposero una "resistenza non armata" alla barbarie tedesca e fascista.

 

L'elenco di 297 dei Giusti italiani e le loro storie

I Giusti romani

Giovanni Palatucci

Giorgio Perlasca

Carlo Angela

don Ferdinando Pasin

don Francesco Repetto

padre Maria Benedetto

don Enzo Boni Baldoni

monsignor Camillo Faresin

Giuseppe Moreali   e  don Arrigo Beccari

padre Giuseppe Girotti

Otello Guidi

don Dante Sala

don Raimondo Viale

Daniele e Teresa Cupertino

Odoardo Focherini

Rinaldo Arnaldi

Vittorio Zanzi

Nonantola, Villa Emma, il paese degli Uomini Giusti che nascose 73 giovani ebrei ai nazisti

Monsignor Bortolameotti e i Gardin

Gino Bartali

Don Martino Michelone

Alcuni fra i giusti italiani

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